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Ci siamo lasciati alle spalle la Vigilia, il Natale, Santo Stefano e l’Ultimo dell’Anno, manca solo la Befana, se proprio vogliamo chiudere il periodo festivo, in cui come ogni anno siamo chiamati a partecipare.

Ma che cosa sono queste feste?

 Giornate nelle quali ci si riunisce coi propri cari, dove ci si scambia i regali, dove ci si veste per l’occasione, dove si rivedono i cugini lontani, dove ci si ritrova tutti a tavola con quei parenti che non vedi mai, dove tuo malgrado sei seduto accanto alla zia che fatica a riconoscerti, dove c’è tua cognata quella che eviti sistematicamente, ma per la quale sfoggi il sorriso migliore nonostante lei ti squadri dall’alto al basso, dove il nonno, e per fortuna c’è ancora, ti fa capire perché sei lì….

Ognuno di noi, sono certa, potrebbe continuare l’elenco, per cui mi fermo qui, lasciando a voi….

Io proseguo condividendo alcune riflessioni nate dalla consapevolezza che per molte persone questo è davvero un felice periodo dell’anno, mentre per tante altre è un supplizio.

 E il Natale cosa è?

Il Natale nasce come festa della famiglia, in cui si celebrano gli affetti, l’amore.

E così vorremmo fosse ancora; come quando si era bambini, che si aspettava l’arrivo di Babbo Natale o di Gesù Bambino che ci avrebbe portato i doni.

Doni che avremmo trovato sotto l’Albero di Natale, quello che ancora oggi addobbiamo con palline colorate, nastri e luci, o accanto al Presepe, che negli anni è diventato sempre più ricco di statuine e scenografie.

Chi ha figli piccini o nipoti quell’atmosfera può ritrovarla.

Vedere negli occhi dei nostri piccoli grandi amori lo stupore del Natale riempie il cuore ancora.

Ma quando non è così?

Quando lo sfarzo del Natale è fine a se stesso, quando vetrine e strade piene di addobbi e luci, invece che conciliarci con noi stessi e farci sentire la gioia che per antonomasia dovremmo provare, ci suscita ben altre emozioni: malinconia, senso di solitudine, tristezza, rabbia….

 Emozioni negative che proviamo poiché i nostri affetti più cari sono lontani o sono venuti a mancare, e la loro assenza durante le festività si fa sentire più che in ogni altro giorno dell’anno.

Perché una madre o un padre che tanto abbiamo amato non sono più con noi, un figlio prematuramente scomparso non è più presente, un fratello non può più condividere con noi, un amico….

Perché la famiglia quella che avevamo creato unendoci alla persona con la quale avevamo creduto di trascorrere la nostra vita, si è spezzata.

Siamo separati, divorziati, abbiamo interrotto la nostra unione e siamo soli.

Magari abbiamo dei figli, che sono ancora bambini, adolescenti o giovani adulti, che se non saranno con noi, poiché le separazioni comportano l’alternanza annuale della loro presenza, salvo eccezioni in cui si è capaci ancora di trascorrere le giornate di festa insieme per il loro bene.

La loro assenza si farà sentire, il vuoto lasciato dall’atmosfera che solo loro sanno creare impregnerà l’aria che respiriamo.

Perché non stiamo bene con la nostra famiglia, perché ci troviamo in disaccordo con loro e abbiamo preso le distanze, non li vediamo e sentiamo ormai da anni, riteniamo di stare meglio senza di loro.

Ma a Natale potrebbe succedere di volgere lo sguardo al passato e per quanto razionalmente abbiamo fatto la nostra scelta consapevole, non possiamo impedire al nostro cuore di avere rimpianti.

Perché può succedere di renderci conto di non avere nessuno con cui condividere queste giornate festose, di sentire che nessuno ci voglia veramente bene e pertanto trovarci soli nella nostra abitazione a dover decidere se partecipare a modo nostro ai festeggiamenti o ignorare per quanto possibile ciò che avviene intorno a noi, tra incredibili sforzi.

E se fosse invece!

Pertanto, quando il Natale non è per noi tutto ciò che le convenzioni vogliono, sentiamoci liberi di esprimere i nostri sentimenti controcorrente, che così inusuali non sono, uscire dal buonismo imposto ci permette di essere veri, e di non portare quella maschera che potrebbe solo farci implodere.

Così facendo ci accorgeremo di non essere soli, che altri intorno a noi vivono le nostre stesse emozioni, si trovano nelle stesse condizioni e questo ci aiuterà, ci farà sentire capiti, non diversi e non ai margini, non esclusi.

E’ sorprendente scoprire come raccontarsi, invece che rintanarsi in se stessi ci apra a possibilità che non avevamo preso in considerazione.